Domenica 15 dicembre 2013, presso il seminario di Castellerio, l’Arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato ha dato inizio a BOTA FE’ (metti fede), l’itinerario di preghiera che coinvolge tutti i cresimandi e cresimati dell’Arcidiocesi di Udine. Nella prima parte dell’incontro l’Arcivescovo, attraverso la lettura del passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù insegna ai suoi discepoli il “ Padre Nostro”, ha proposto ai molti giovani presenti una riflessione sulle preghiera. E’ Gesù stesso, ha osservato l’arcivescovo, che ci indica i passi da fare per pregare veramente col cuore. La preghiera autentica è quelle che ha luogo nel silenzio, nella “camera segreta” della nostra interiorità: è qui che Dio padre ci vede e conosce i nostri pensieri e i nostri segreti. Il cuore deve poi essere libero da cattivi sentimenti e disponibile a perdonare i fratelli.

Domenica 9 febbraio 2014 si è svolto il secondo incontro “Bota Fé” sempre al seminario di Castellerio. La volta precedente abbiamo imparato ad accogliere la Parola di Dio, questa volta invece ci siamo orientati a metterLa in pratica e a darLe frutto. Nel brano di Vangelo che ci hanno proposto di meditare, Gesù racconta ai discepoli e al popolo la famosa parabola del seminatore che semina sui quattro terreni: la strada, i sassi, le spine e il terreno buono; solamente in quest’ultimo il seme riesce a dare frutto. Successivamente l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato nella sua omelia ha spiegato con parole semplici il significato profondo che rivela questa parabola. La Parola di Dio è come un seme che ha bisogno di un terreno “preparato” per portare frutto e Gesù non si stanca mai di seminarLa e offre a tutti la possibilità di ascoltarLa, sempre! Il terreno è il nostro cuore che può presentarsi come strada, indica coloro che ascoltano senza interesse, distrattamente e il seme quindi non lascia nemmeno il segno. I sassi sono gli incostanti, coloro che sentono la Parola di Gesù, ma poi La lasciano perdere e il seme non mette radici. Le spine sono coloro che sono presi da altre voglie, curiosità, preoccupazioni e interessi che finiscono per soffocare quella Parola seminata ed ascoltata superficialmente. Il terreno buono sono coloro che ascoltano la Parola di Dio, la ricordano e la vivono, così il seme può finalmente dare frutto! Una riflessione può sorgere: io… che terreno sono?

Nel terzo e ultimo incontro la catechesi ai giovani è stata tenuta da don Marcin Gazzetta. All’invocazione allo Spirito Santo è seguita la lettura del passo del Vangelo di Luca in cui Gesù presenta due tipi di uomini che incarnano due modi diversi di pregare: il fariseo e il pubblicano. Il primo rappresenta l’idea di preghiera come merito, come bandiera da mostrare agli altri e a Dio. Il secondo si presenta a Dio con umiltà, sperando in un giudizio non troppo severo per la sua vita. Gesù addita il pubblicano come esempio perché, nonostante sia peccatore, cerca sinceramente Dio e chiede perdono. La vita di fede, ha sottolineato don Marcin, è un dono che va coltivato ogni giorno; per questo ha invitato i ragazzi a prendersi un impegno concreto nella loro vita cristiana. Scegliere un “compito per casa” significa coltivare la vita spirituale come dialogo con Dio che fonda la nostra esistenza cristiana che sa poi trasformarsi in scelte di vita concrete e coraggiose. 

Durante ogni incontro alla riflessione è seguita l’esposizione del santissimo Sacramento: Gesù, realmente presente nell’Eucaristia, è stato portato in processione ed esposto sull’altare, mentre tutti i presenti si sono inginocchiati per l’adorazione eucaristica guidata dalle parole e dai pensieri del sacerdote. Nella seconda parte del pomeriggio i giovani hanno avuto la possibilità di scegliere come continuare questo incontro: partecipare a un piccolo gruppo di condivisione, confessarsi, confrontarsi con un sacerdote o seminarista esprimendo dubbi e incertezze, oppure restare in preghiera davanti al tabernacolo. I pomeriggi si sono conclusi nuovamente in Chiesa per un momento di canto e preghiera. L’ultimo incontro del 30 marzo si è concluso con il canto: “Tu sei santo, tu sei re” che ha riempito i cuori di gioia e speranza.

 

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