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ORARI CELEBRAZIONI DALL'8 GIUGNO COLLABORAZIONE PASTORALE MARTIGNACCO

Di seguito riportiamo tutti gli orari delle Sante Messe per la Collaborazione Pastorale di Martignacco.

Si raccomanda ai fedeli di arrivare con congruo anticipo rispetto all'orario di inizio.

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ORARI CELEBRAZIONI DAL 18 MAGGIO COLLABORAZIONE PASTORALE MARTIGNACCO

Di seguito riportiamo tutti gli orari delle Sante Messe per la Collaborazione Pastorale di Martignacco.

Si raccomanda ai fedeli di arrivare con congruo anticipo rispetto all'orario di inizio.

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02.04.2020 Popolo di Dio - il vescovo ci scrive

Di seguito riportiamo il comunicato dell’Arcivescovo

Messaggio al Popolo di Dio

Cari fratelli e sorelle,

il cammino della Quaresima, segnato quest’anno da ansie, sofferenze ed incertezze generate da un virus imprevedibile quanto aggressivo, ci sta conducendo alla Domenica delle Palme e alla Settimana santa. La Chiesa chiama “santi” i giorni di questa settimana perché sono impegnati a seguire gli ultimi passi che Gesù compie, a piedi nudi, su questa terra. Sono passi “santi” che hanno lasciato in mezzo agli uomini indelebili orme di sangue e di amore; del sangue e dell’amore del Figlio di Dio che a Gerusalemme ha offerto anche il suo corpo di uomo, ricevuto dalla Madre Immacolata, perché l’amore misericordioso di Dio vincesse quel male che avvelena la vita di noi uomini. A chi vuol essere suo discepolo, Gesù fa un unico invito: “Seguimi! Metti i tuoi piedi sulle orme che io ho impresso. Cammina dietro a me, lungo la strada della mia Via crucis. Lascia a tua volta, dietro a te, orme di amore impregnate di sacrificio verso i fratelli”.

Durante i giorni della Settimana santa, la Chiesa invita i cristiani a partecipare a delle celebrazioni proprie di questi giorni, che conducono a seguire appunto gli ultimi passi della vita di Gesù: dal cenacolo dove condivide l’ultima cena con i discepoli, all’agonia nel Getzemani, all’iniquo processo con la tortura della flagellazione, al cammino verso il Calvario trascinando la croce, alla crocifissione e sepoltura fino al trionfo dell’Amore che vince la morte, ossia alla risurrezione del mattino di Pasqua. Quest’anno – e lo dico con non poca apprensione– la nostra Settimana santa sarà “spoglia” perché non potremo partecipare alle celebrazioni liturgiche nelle nostre chiese e dovremo rimandare ad altra occasione alcuni momenti importanti di preghiera comunitaria, come le 40 ore di adorazione, la Via crucis, la processione della Croce, le liturgie penitenziali. Una condizione che genera sofferenza diffusa, eppure la accogliamo in ragione di quel rispetto reciproco che è sollecitato dal rischio di contagio del coronavirus. Dunque, una scelta se ci mettiamo le intenzioni giuste, fatta anche questa per amore. Ma pur se “spoglia”, la prossima settimana potrà essere comunque “santa”. A questo scopo, vi offro alcuni suggerimenti che possono fare del bene alla nostra anima.

Mentre il Papa, il Vescovo e i sacerdoti celebreranno in chiesa, potete unirvi a loro concedendovi adeguati momenti di meditazione e di preghiera. Possono esservi di aiuto le trasmissioni video e audio delle celebrazioni del Santo Padre, dell’Arcivescovo e anche di qualche parrocchia. Grazie a questi mezzi di comunicazione può crearsi una comunione spirituale e di preghiera che ci fa sentire un’unica grande Chiesa riunita attorno al suo Signore innalzato sulla croce per noi. La condivisa sofferenza per non poterci incontrare di persona e pregare assieme, rafforzi il desiderio di tornare con slancio nelle nostre chiese appena sarà possibile.

Mi è caro far giungere un particolare pensiero alle famiglie, invitandole a riunirsi mettendo magari al centro della casa un crocifisso, sentendosi tutti sotto la Croce di Gesù. La diocesi e le parrocchie offrono per questo dei sussidi per aiutare a pregare assieme e a ricordare la passione e i dolori affrontati da Gesù per amore nostro. Il coronavirus sta «costringendo» tutti i membri della famiglia a stare fisicamente assieme in un modo al quale forse non erano abituati. Questa specie di reclusione “monastica” non è scontata e fa toccare talora con mano le difficoltà ad accettarci, in alcuni momenti a sopportarci, e comunque sempre a portare pazienza gli uni verso gli altri. Ecco allora il mio invito: non restringiamo l’ottica guardandoci negli occhi solo tra di noi, ma assieme, tutti, rivolgiamo lo sguardo e il cuore verso Gesù e Gesù crocifisso. Egli si è fatto innalzare sul palo della croce perché tutti potessimo guardare a lui e accogliere nel nostro cuore l’Amore di Dio impastato col suo Sangue. Lui può medicare e guarirci il cuore, rendendolo più accogliente verso gli altri membri della famiglia e, insieme, varcare con pensiero benevolo i confini della nostra casa, raggiungendo tutta l’umanità oggi dolente.

Vi lascio un ultimo pensiero. La crisi generale creata del coronavirus sta già evidenziando conseguenze anche sul piano economico. Cominciano ad emergere situazioni di persone e famiglie con marcata difficoltà a provvedere addirittura ai bisogni primari. Si apre insomma un tempo in cui sarà necessaria una solidarietà reciproca, molto concreta, tra amici, vicini di casa, compaesani. La Settimana santa sia occasione per aprire occhi e cuore e accorgerci di chi ha bisogno, intrecciando una rete di relazioni fraterne capaci di farsi aiuto concreto. Gesù, andando verso la croce, ha lasciato dietro a sé orme incancellabili di amore. Seguiamole anche noi, facendoci piccoli buoni samaritani verso chi ha bisogno. Lo Spirito del Signore ci accompagni a vivere una settimana veramente “Santa”.                                                                                                                                       

      

Andrea Bruno Mazzocato        Arcivescovo di Udine 
 
 

23.03.2020 Popolo di Dio - il vescovo ci scrive

Di seguito riportiamo il comunicato dell’Arcivescovo

Messaggio al Popolo di Dio

Cari fratelli e sorelle, 
 
    vi faccio giungere ancora la mia parola per esservi vicino e tenere vivo tra noi il dialogo, anche se il coronavirus continua ad impedire di incontrarci di persona e, specialmente, di riunirci nelle nostre chiese per partecipare alle celebrazioni della santa Quaresima. Pur se fisicamente lontani, noi crediamo che i battezzati sono uniti tra loro da una comunione spirituale che è tenuta viva dallo Spirito Santo. Questa è una comunione forte perché supera tutte le barriere; supera addirittura la barriera della morte. Grazie ad essa infatti noi siamo sempre uniti a Gesù, a Maria, ai nostri cari defunti. È come il filo elettrico attraverso cui trasmettere la nostra preghiera fino al cuore di Gesù e al cuore di Maria, la Madre a cui ci stiamo rivolgendo sempre più intensamente. Trasmette anche la preghiera di suffragio per i nostri defunti. Essi sentono il nostro ricordo e la nostra preghiera e ce ne sono riconoscenti, perché non li abbandoniamo anche se alcuni di loro, come capita in questo tempo,  affrontano il passo della morte senza aver vicino le persone care. Oltre che con la preghiera, troviamo altri modi per interessarci gli uni degli altri usando i diversi mezzi di comunicazione. Il tempo dell’emergenza si allunga e cresce, di conseguenza, per molte persone il peso della solitudine. Tanti, poi, sono in ansia per la malattia di qualche loro caro che spesso costringe alla quarantena l’intera parentela. Aumenterà, inoltre, il numero di persone e di famiglie che si ritroveranno in ristrettezze economiche, con i bisogni primari da soddisfare. Nessuno allora nelle nostre comunità sia perso di vista! Se rafforzeremo la solidarietà tra di noi, usciremo da questo tempo di prova avendo sconfitto un altro virus malefico: il virus morale dell’individualismo.
 
Permettete che riprenda, adesso, l’altro invito che già vi rivolgevo nel messaggio della settimana scorsa. Come cristiani siamo chiamati ad osservare con gli occhi della fede gli imprevedibili avvenimenti che stanno travolgendo il mondo. Dio è presente e vuol dirci una parola per la nostra salvezza. Nel Vangelo troviamo questo sofferto rimprovero: “Sapete interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” (Mt 5,25). Quali segnali ci sta lanciando lo Spirito del Signore? Colgo una risposta nel vangelo di domenica prossima, quinta di Quaresima, che propone il racconto del grande miracolo della risurrezione di Lazzaro. San Giovanni ci presenta Gesù che, giunto alla tomba di Lazzaro, si commosse ed ingaggiò una lotta contro la morte per strapparle l’amico a cui lo legava un amore profondo. Con voce potente chiamò Lazzaro fuori dalla tomba da dove nessun uomo, una volta entrato, può più uscire. La morte fu sconfitta e lasciò andare la sua preda. Gesù riabbracciò l’amico che non avrebbe più abbandonato in eterno. Anche se per Lazzaro sarebbe poi tornato il momento della morte fisica, Gesù gli annuncia che lo avrebbe portato con sé in quella vita nuova che sarebbe stata inaugurata il mattino di Pasqua con la sua risurrezione. In questo tempo stiamo tutti lottando, alcuni anche eroicamente, contro il virus che ci minaccia di morte fisica. È un’impresa benemerita che Gesù fece per primo restituendo a Lazzaro la vita fisica e gli affetti delle sorelle e degli amici. 
 
 
ANDREA BRUNO MAZZOCATO ARCIVESCOVO DI UDINE
La Parola di Dio, però, ci invita ad accorgerci che ognuno di noi ha tendenza a rinchiudersi in un’altra tomba, quella dell’egoismo. L’egoista è uno che tende a rinchiudersi in se stesso. Non tiene lo sguardo aperto verso gli altri perché è rivolto a soddisfare solo i propri bisogni, tornaconti e interessi. Non tralascia se stesso per donarsi, ma usa gli altri per soddisfare la propria insaziabile sete di piacere, la voglia di possedere e di consumare. Si riduce, così, alla solitudine e il cuore diventa per lui come una tomba. È la morte della sua anima, peggiore della morte del corpo, perché segna il fallimento di tutta l’esistenza. Ebbene, Gesù ha donato tutto se stesso, fino all’ultima goccia di sangue, per strapparci da questa terribile tomba che è la stessa in cui si è rinchiuso il diavolo. E per far entrare in noi il suo Spirito, realizzando una vera “trasfusione” di amore nel nostro cuore. Così lo trasforma da tomba a tempio santo, in grado di ospitare in sé tanti altri fratelli.  Questa è la risurrezione che ha generato i santi e ha cambiato il mondo. Chi la vive è già nella vita eterna perché la morte fisica sarà il passaggio per entrare nella Comunione dell’Amore con Gesù, Maria e tutti i santi.                                                                                                                                           
      
 Andrea Bruno Mazzocato        Arcivescovo di Udine 
 
 

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